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Fine dei giochi

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    L'altro giorno ho completato l'ennesimo gioco, dopo avergli dedicato poco meno di 30 ore risicate agli impegni di vita quotidiana. Si trattava del penultimo gioco della serie Yakuza, uscito a Novembre 2023, ora rinominata Like a Dragon, che poi era il suo nome originario in Giappone, già dal primo capitolo, fin dal lontano 2005, con protagonista il grande, almeno per me, Kazuma Kiryu, uno dei personaggi meglio scritti e rappresentati nel panorama dei videogiochi moderni. E non penso di essere l'unico a pensarlo, visto che quando Yakuza 6, uscito da noi nel 2018, ne ha decretato la (prematura) scomparsa, per essere rimpiazzato poi da un nuovo protagonista, almeno nella serie "regolare", tale Ichiban Kasuga, visto che poi sono stati anche realizzati due spin-off della serie Judgment, con un ulteriore nuovo protagonista,  Takayuki Yagami, si sono levati a gran voce cori per avere nuove iterazioni che lo includessero, essendo troppo importante e inestricabilmente

Ultimo post dell'anno

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  Anche questo 2023 è finito. Devo scrivere in fretta, ho poco tempo. Fra l'altro spero di non avere inserito un'immagine soggetta a copyright... Tanto non se ne accorgerà nessuno. Quest'anno segna un distacco netto, dopo la Pandemia. Punto. Si ritorna in carreggiata, un pò provati e anche più stanchi, ma per chi è riuscito a sconfiggere il Covid, o almeno una sua variante, sembra quasi di uscire da un brutto sogno. Nel mio piccolo ho preso coscienza che è inutile tentare di fermarsi, non c'è mai tempo a sufficienza. Quindi meglio prendere il meglio o il meno peggio di ciò che arriva. Frase vecchia, ma sempre efficace, ci sarà tempo di riposare quando saremo nella bara (se ci dovesse dire bene, come dicono i giovani di oggi). Quindi, oltre a questa rinnovata consapevolezza e a poche, piccole certezze maturate, o almeno confermate come, per esempio, che la macchina elettrica è una "bufala", oppure che le guerre purtroppo, come cantava un certo Tozzi, Umberto, n

Amico è (Inno dell'amicizia)

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  Così cantava Dario Baldan Bembo eoni di anni fa... Volevo scrivere questo post da un pò di tempo, ma aspettavo di ritrovarmi una sera con i vecchi amici per avere dei pensieri "freschi" da poter riversare nel Blog. L'altra sera ho visto quelli che considero a ben ragione i miei amici "storici", quelli che non si sono persi nel tempo, quelli che fa sempre piacere rivedere e con cui ci si ritrova periodicamente per condividere un paio di birre, raccontarsi le sfide (sfighe) quotidiane e per farsi una bella partita a PES (lo so, siamo vecchi, ma non chiamateci boomer , siamo della X-generation!).  Fa strano che alla fine, dopo più di 25 anni di conoscenza, seppur più grassi, stempiati e anche un pò disillusi, rimaniamo sempre gli stessi minkioni di allora... Ma andiamo con ordine. Siamo sicuramente più maturi e con molti più chilometri d'esperienza sulle spalle, tanto che abbiamo un diverso "aplomb" su come affrontrare le difficoltà della vita, però

Una storia di... Raoul

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  Le Tita vengono da Titanium.   Nello spazio profondo c'è un pianeta chiamato Titanium. Lo abitano delle Tita, sono delle specie di copertine / lenzuolini senzienti che si esprimono emettendo piccoli suoni musicali. Le Tita sono al comando di Raoul, Capo delle Forze Armate, un bimbo terrestre che è arrivato per vie traverso su questo lontano pianeta, prendendone il comando. Le Tita sono buone, svolazzano per il cielo e si attaccano agli altri abitanti del pianeta, spesso accompagnandoli al sonno, con il loro morbido abbraccio. Ci sono le Tita di mare, azzurre, le Tita di terra, gialle e anche alcune rare Tita rosa, il cui legame con gli elementi fondamentali del pianeta non risulta chiaro. Insieme alle Tita coesistono i Reptor, i soldati comandati dal Capo delle Forze Armate Raoul. I Reptor costituiscono l'esercito del pianeta e sono pronti a intervenire in maniera inesorabile e fulminea, nel caso di problemi che riguardino l'ordine pubblico oppure in situazioni di guerra,

Come cambiano le percezioni nel tempo

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  Qualche giorno fa pensavo, come spesso mi capita, al passato. Stavo riflettendo sulle pieghe che la vita aveva preso a seguito di alcune decisioni cruciali, però pensavo anche che il tempo, a volte, ci inganna, fornendoci delle impressioni che a posteriori fatichiamo a capire come siano state elaborate in determinati momenti. Cerco di spiegarmi meglio, anche se non è così semplice, devo entrare nella mente del "serial killer", quindi non si tratta di un percorso semplice, la logica è spesso contorta e il pensiero astratto domina quel poco di raziocinio che cerco di riscontrare nel percorso che mi ha condotto fino a qui. Senza tralasciare il fatto che, vivendo spesso di ricordi, almeno quando la testa è un pò più libera da pensieri di tipo organizzativo, trovare un filo conduttore che mi permetta di spiegare le mie riflessioni diventa quantomai complicato. Ecco, questo sta già mettendo le mani avanti, potrebbe dire un lettore che non mi conosce, eppure dietro una certa imper

YAKUZA LIKE A DRAGON

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  YAKUZA LIKE A DRAGON Impressioni sul gioco 97 ore e 37 minuti. Non so perché ma i numeri sopra riportati, che corrispondono al tempo che ho passato su questo gioco, mi richiamano alla mente il discorso maranza che fa Vin Diesel nel film del 2001 "Compagnie pericolose", quello sulle 500 risse: "500 risse e poi puoi essere considerato uno a cui portare rispetto. Servono per fare esperienza, per indurire la scorza; e così ho cominciato (...)". Ecco, non dico che servano 500 scazzottate per apprezzare il sistema di combattimento a turni di questo gioco (stile rpg), devo però ammettere che c'è voluto un pò per abituarsi a questo cambio di ritmo, abituato com'ero all'immediatezza degli altri Yakuza, dove durante le risse si pigiavano i tasti del controller senza troppe strategie, sperando di inanellare la sequenza combo corretta...     Ma partiamo dall'inizio, come si dovrebbe fare. Intanto abbiamo un protagonista diverso, rispetto ai capitoli preceden

L'orologio

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  L'orologio     Un'altra mattina. La solita banchina. Poche anime che come lui si alzavano presto per andare al lavoro. Il treno era come sempre in ritardo e lui era immerso nei consueti pensieri quotidiani. Era un uomo realizzato: un buon lavoro, una moglie devota, un figlio che adorava. Eppure si sentiva incompleto, irrealizzato. Come se, mentre era intento a prendere un treno tutte le mattine, avesse a un certo punto perso il treno della propria vita. E mentre guardava le stanche lancette dell'orologio appeso al grigio muro della stazione, pensava a come sarebbero state le cose se avesse preso altre decisioni e fatto scelte diverse. Quel vecchio oggetto era l'incarnazione dei suoi rimpianti: l'uomo lo pregava ogni mattina di dargli una seconda scelta, di farlo tornare indietro di venti anni, mantenendo inalterate la sua coscienza e le sue esperienze. Sarebbe voluto ritornare a un periodo in cui si sentiva pronto ad affronta