Amico è (Inno dell'amicizia)

 

Così cantava Dario Baldan Bembo eoni di anni fa...

Volevo scrivere questo post da un pò di tempo, ma aspettavo di ritrovarmi una sera con i vecchi amici per avere dei pensieri "freschi" da poter riversare nel Blog.

L'altra sera ho visto quelli che considero a ben ragione i miei amici "storici", quelli che non si sono persi nel tempo, quelli che fa sempre piacere rivedere e con cui ci si ritrova periodicamente per condividere un paio di birre, raccontarsi le sfide (sfighe) quotidiane e per farsi una bella partita a PES (lo so, siamo vecchi, ma non chiamateci boomer, siamo della X-generation!). 

Fa strano che alla fine, dopo più di 25 anni di conoscenza, seppur più grassi, stempiati e anche un pò disillusi, rimaniamo sempre gli stessi minkioni di allora...

Ma andiamo con ordine.

Siamo sicuramente più maturi e con molti più chilometri d'esperienza sulle spalle, tanto che abbiamo un diverso "aplomb" su come affrontrare le difficoltà della vita, però, sebbene con un approccio diverso, la base, il substrato di cui siamo fatti è sempre lo stesso. Dietro gli occhiali dalle lenti più spesse abbiamo lo stesso sguardo curioso sulla vita e la stessa voglia di raccontarci, cercando un pò di conforto, perché alla fine, anche se sembriamo tutti di un pezzo, rimaniamo sempre delle persone sensibili, che rimpiangono un pò il fatto di non avere più 20 anni...

Sicuramente copriamo (in tre) quelle che rappresentano le caratteristiche tipiche del nostro genere, con buona pace dei fluidi e dei binari di cui ho massimo rispetto, però rimango della "vecchia scuola", come diceva un certo John Spartan in un celebre film, che qualcuno potrebbe aver visto qualche anno fa, in particolare per quanto riguarda l'identità di genere e le preferenze sessuali.

Abbiamo quello più "conservatore", che pondera attentamente tutto ciò che fa, con un occhio al portafoglio e uno al fatto di avere meno rogne possibili in qualunque contesto. Quindi ha sicuramente sviluppato un'analisi costi / benefici per ogni situazione, è sempre preparato ad ogni imprevisto e sa esattamente quale potrebbe essere il cosiddetto "worst case scenario"... E' un pò come Reuben Feffer di "...e alla fine arriva Polly", con la sempre piacevole Jennifer Aniston, un attento calcolatore dei rischi insiti in ogni vicenda della vita.

Poi abbiamo quello che si butta continuamente all'avventura, con una buona dose di ingenuità e spregiudicatezza ma anche di ammirabile coraggio. Poi magari rimane scottato, ma è sempre pronto a (ri)mettersi in gioco, sebbene spesso navighi a vista, non sapendo bene dove le lo porteranno scelte che ha fatto. Il problema è che questa continua ricerca di cambiamento, forse dettata dalla voglia di trovare una stabilità che non è mai riuscito a realizzare, destabilizza poi anche chi gli è vicino...

Infine abbiamo quello più equilibrato, una specie di mix dei primi due, che cerca di compiere delle scelte ponderate ma è anche pronto ad annusare nuove occasioni e opportunità che gli possano migliorare la vita, anche se per la maggior parte del tempo si accontenta di battere le strade conosciute, sapendo che per cambiare ci vuole sempre una buona dose di fattore c...

Nonostante questi caratteri così diversi però ci si trova sempre, proprio perché alla fine ci si capisce e si rispetta il modo di essere (e di vivere) degli altri, avendo imparato a conoscersi negli anni. Forse la parola chiave è proprio rispetto, quello che c'è stato fin da subito e che è rimasto, anzi si è rafforzato nel tempo, non fosse altro per la coerenza dimostrata prima di tutto verso noi stessi, poi anche agli altri (ma questa è solo una naturale estensione della prima, dopo una certa età non ti preoccupi più di tanto di cosa pensino gli altri...).

Non voglio però dipingere un quadro idilliaco, ci sono stati anche degli screzi nel tempo, più di una volta mi sono trovato ad alzare la voce di fronte a un comportamento che non trovavo appropriato, oppure cercando far di aprire gli occhi a un amico che si stava cacciando in una situazione (a mio avviso) pericolosa o senza via di uscita... D'altronde è questa una delle funzioni degli amici: mettere in discussione quello che ci sembra scontato, ma con il fine di fare il bene del nostro interlocutore.

Non bisogna avere timore di dire le cose quando ci si trova con persone amiche. Frequentiamo già troppi contesti dove dobbiamo morderci la lingua e tenere un basso profilo, almeno tra amici siamo liberi di essere noi stessi, nel bene e nel male. E lo dice una persona che per tanti anni, soprattutto quelli giovanili, faticava a trovare qualcuno con cui condividere i propri pensieri ed emozioni. Forse perché riusciva difficile, in primis, trovare un equilibrio personale, nonché capire in che direzione stava muovendosi la mia vita, quindi bisognava iniziare facendo un pò di ordine nella testa... 

La cosa che mi fa strano e che mi dispiace un pò, è il fatto che, avendo poche occasioni di vedersi, alla fine non riusciamo più a costruire delle esperienze nuove insieme, ma torniamo spesso con un pò di malinconia su quelle passate... L'importante è riuscire però a trovarsi sempre, nonostante tutto.

Voglio concludere questo post con una piccola riflessione: ma gli amici sono quelli che si professano tali, oppure quelli che ci sono nei momenti in cui hai veramente bisogno di loro? Mi è successo diverse volte che chi diceva di essermi amico (anzi "grande" amico) mi abbia poi voltato le spalle nei momenti difficili rispetto ad altri che non si qualificavano così (ma poi, ce n'è veramente bisogno?) e poi si sono dimostrati più presenti di altri... 

Una cosa però posso dire: con i veri amici ci si ritrova sempre. Possono essere passate poche ore o diversi anni ma quel rapporto speciale che è alla base resta sempre uguale, ci si "annusa" e riconosce subito e si interagisce secondo delle dinamiche consolidate. L'importante è che siano amicizie vere, quindi quelle che nascono dalla frequentazione, non dai social, ma dalla condivisione di momenti reali, in spazi concreti e non virtuali con persone fisiche, non con meri avatar. Lo so che sembra un discorso "vecchio", però solo dalla contiguità possono, a mio avviso, svilupparsi delle relazioni concrete; a distanza è difficile, se non impossibile, capire con chi abbiamo a che fare e anche per noi diventa complicato mostrarci per quello che siamo... 

 

  

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