Memorie di un (video)giocatore old gen

Scusate, lo so, sono un nostalgico.
Complice il mio segno zodiacale (chiedete a Paolo Fox!), complice il fatto che il mio pensiero è sempre in loop con il passato, periodicamente mi tornano memorie delle mie prime esperienze videoludiche.
Parliamo ormai di più di trenta anni or sono, quindi della vera preistoria dei videogiochi, quando bastava una scarna visuale isometrica come quella dell'immagine di cui sopra, tratta da "Alien Highway" per chi se lo ricorda, pubblicato sul mitico Zx Spectrum, a farci perdere con l'immaginazione in mondi fantastici e nuovi, dove tutto poteva accadere. Era proprio questa la cosa bella dei primi giochi per computer: fornivano gli spunti per delle storie che ognuno di noi poteva rivevere nella propria testa, abbellendole con particolari unici e attingendo a piene mani dal repertorio delle fantasie fanciullesche.
Quindi un gioco dotato di scarsa interazione e che spesso veniva acquistato senza nemmeno la consapevolezza di ciò che si doveva fare  poiché si trattava di compilation di giochi che venivano distribuiti senza tanti orpelli (vi ricordate quelle riviste con cassetta allegata che spopolavano in edicola a metà degli anni '80?), tale mezzo ludico era il preambolo per delle avventure potenzialmente infinite.
Tutto il contrario dei giochi di oggi, dove l'interazione è pressoché totale, si agisce in mondi fatti e finiti che rispecchiano fedelmente la realtà oppure rappresentano epoche particolari del passato o di un eventuale futuro ma che sono talmente ben costruiti e artefatti che non permettono più di farli propri, di integrarli con la propria immaginazione. Piuttosto inducono a viverli ed esplorarli nella loro interezza e magnificenza, perdendo però nel contempo un pò del fascino misterioso che caratterizzava i primi videogiochi, dove si poteva pensare a un costrutto nascosto, un retro-mondo che si celava dietro quanto ci veniva presentato a video, caratterizzato dalle logiche che noi volevamo attribuirgli, mentre nei giochi moderni tutto quanto ci è proposto in toto e in maniera massiccia, nella convinzione che "bigger is better".
Nonostante questa mia vena nostalgica comunque resto sempre un videogiocatore che seppur con molti limiti di tempo riesce a ritagliarsi qualche spazio ogni tanto per dedicarsi ad una delle sue passioni, che mio padre mi inculcò alla tenera età di 7 anni, regalandomi per Natale il mitico Vic-20. Ma questa è un'altra storia...

Aggiornamento (del 22/08/2023)

In questi giorni, lo scrivo per i due o tre lettori che mi seguono, sto tornando su questo Blog che ho tralasciato, a causa di varie vicissitudini occorse, per un lungo periodo di tempo... Nonostante siano colpevolmente trascorsi alcuni anni (!) da quando ho buttato giù i miei pensieri, mi ritrovo sempre in quanto ho scritto, diciamo che non mi difetta la coerenza... 

Più che altro si sta ancora più estremizzando quanto ho già scritto nei paragrafi precedenti: ormai la grafica si avvicina al fotorealismo e anche le moderne periferiche di input dei comandi, i cosiddetti controller, sono mappati in modo da permettere un'interazione pressoché totale con i mondi (video)ludici che ci sono proposti.

Però, come nel caso di questo post, col senno di poi mi vengono in mente i motivi del perché dovevamo utilizzare la fantasia per colmare le lacune che volenti o nolenti si palesavano durante le prime esperienze videoludiche, soprattutto di stampo casalingo. I suddetti giochi che si trovavano in edicola, erano accompagnati da delle riviste che definire spartane era far loro un complimento, avendo delle descrizioni ridotte all'osso di ciò che poteva essere la trama dei videogiochi che erano presenti sulle cassette, spesso senza nemmeno una foto, magari era presente un disegno, a volte anche poco chiaro. Spesso, come poi ho scoperto solo anni dopo, si trattava di giochi originali che erano copiati illegalmente e aggiunti un pò a caso sui nastri delle cassette, quindi chi scriveva sulle riviste non poteva nemmeno rifarsi troppo alle storie autentiche per non incorrere in problemi di natura legale. 

Quindi mancavano i riferimenti ai giochi, non erano presenti i manuali, non si sapevano nemmeno quali erano i tasti deputati allo svolgimento delle azioni... In più, ovviamente, i giochi non erano tradotti, quindi c'era anche lo scoglio linguistico, se non si masticava un pò di inglese, visto che era la lingua principale di tutte le produzioni che passavano sui nostri piccoli schermi TV... Certo, la barriera linguistica poteva essere, come nel mio caso, un incentivo a studiare la lingua di albione.     

A parte tutto ciò però il fascino di prendere i nostri home computer, attaccarli al televisore con le "scatolette" che c'erano allora per modulare il segnale con quello dell'antenna TV, inserire le cassette nei mangianastri dedicati e attendere il caricamento dei giochi, per i quali ci volevano diversi minuti, a volte nell'ordine della decina, non aveva prezzo! Spesso mi leggevo il mitico Topolino durante quegli intervalli di tempo, giusto perché non si sapeva mai con certezza quando sarebbero terminati i caricamenti... Ora tutto ciò si è perso, non si attende più, dopo pochi secondi il gioco è subito disponibile e fruibile... Ricordo i pomeriggi autunnali, quelli grigi, magari di sabato, quando mi mettevo sul tavolo del tinello a provare le cassette recuperate in edicola, sperando di trovare chissà quali perle nascoste...

Una vita fa, purtroppo, tanta acqua è passata sotto i ponti da allora...



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