Il tempo dei supereroi


Quando ero piccolo mi piacevano tanto i supereroi.
Erano persone che disponevano di poteri immensi (come Superman) o di mezzi e capacità eccezionali (come Batman), che si scontravano contro delle forze malvagie per il bene dell'umanità, vestiti solo di improbabili, colorate calzemaglie e con l'ausilio di qualche gadget ultratecnologico.
Mi piacevano perché sapevano esattamente la distinzione tra il bene e il male, non avevano mai ripensamenti per le scelte fatte ed erano sempre coerenti con loro stessi. Proprio questa fiducia incrollabile nelle loro capacità e la coerenza nelle loro azioni li rendeva dei personaggi speciali, che non accettavano compromessi e che facevano di tutto per imporre la loro visione delle cose.
A volte anche io mi sentivo come loro e cercavo, di conseguenza, di comportarmi seguendo i loro codici morali e la loro etica, non riuscendo sempre a dimostare la stessa loro coerenza ma cercando comunque di rispettare i miei ideali.
Erano bei tempi, in cui si poteva ancora idealizzare un mondo migliore e dove c'era spazio per tutti e per realizzare le proprie aspirazioni.
Purtroppo le cose non sono andate così come dovevano.
Il mondo è diventato un posto sempre più rischioso dove vivere, la precarietà è una realtà dei nostri tempi, la gente non si fida più degli altri e le guerre non si combattono più tra gli stati ma dentro i confini nazionali, fomentate da motivazioni che nulla hanno a che fare con la conquista territoriale ma sono collegate a delle ideologie difficilmente comprensibili.
Tutto questo pessimismo e questa visione cupa, già incarnate con molta perspicacia nel "Dark Night" di Frank Miller a metà degli anni '80 e poi nei film di Christopher Nolan negli anni 2000, hanno pesantemente influito sulla psicologia dei nostri amici supereroi.
Da figure stereotipate e tagliate con l'accetta si è passati a personaggi tormentati, pieni di rimorsi per le conseguenze delle scelte fatte (e subite da chi sta loro accanto).
I supereroi si sono scoperti essere molto più umani e fragili di quanto fossero quelli che di poteri non ne avevano. Hanno perfettamente incarnato lo spirito del nostro tempo, però, così facendo, hanno perso anche molto del loro fascino.
A me non piacciono i nuovi supereroi. Certo, hanno una caratterizzazione migliore, sono più "veri" e provano dei sentimenti che fino a qualche decennio fa avrebbero suscitato imbarazzo nel lettore / spettatore. Quegli uomini (e donne) tutti di un pezzo si sono ritrovati a fare i conti con le loro azioni, a dare un senso al loro operato, a chiedersi se la crociata intrapresa abbia portato a qualcosa di buono o se abbia solo provocato più dolore e pena del bene causato.
Insomma, in poche parole sono diventati come noi...
Forse ciò ha reso più facile l'identificazione ma io non cerco un personaggio che provi le mie stesse emozioni e che sperimenti le mie stesse preoccupazioni. Vorrei qualcuno che mi desse forza, mi donasse coraggio, mi aiutasse a superare le mie frustrazioni, non uno messo peggio di me, con in più degli innocenti ammazzati sulla coscienza...
E' vero, viviamo in tempi cupi dove "del dinam non v'è certezza". Però abbiamo bisogno di fari che ci guidino in questa oscurità, di simboli che ci ribadiscano quali sono i valori morali di riferimento, quali vie perseguire per andare avanti. Di questi eroi tormentati ce ne facciamo poco...
Sono più fighi di quelli di una volta, hanno avventure più spettacolari, compiono azioni mirabolanti ma poi, alla fine della fiera, sono degli esseri solitari, fragili e frustrati...
Forse è l'ora che arrivino dei nuovi eroi...

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